Arcipelago Toscano, tre isole, viaggio nella natura e nel tempo. Pianosa

In navigazione. Lentamente la nostra vela giunge nella placida cornice di Pianosa. Fuori dal mondo e dal tempo. Arrivi a Pianosa, e anche qui uomini, storia e natura ti toccano profondamente.

Toccano altre corde, attraverso canoni di bellezza, altri e diversi. Non possiamo dire di più o di meno. E’ diverso il contatto, è diverso il sentire l’isola e, forse, questo succede su tutte e sette le isole del nostro Tirreno.
Pianosa è la regina del silenzio, il vecchio paese disabitato ricorda vagamente cittadine minerarie un tempo pullulanti di vita, la sua architettura esalta la fantasia con le torri merlate, le cupole morbide, il vecchio porticciolo, il più bello del mondo. Pianosa è l’isola della separazione e del confino, da sempre carcere (oggi dismesso), una grande piattaforma di candido calcare che si specchia in un mare turchese d’altri tempi. Qui i primi cristiani trovarono rifugio dalle persecuzioni, scavarono oltre due chilometri di catacombe, una visita obbligata, piena di fascino. Qui fu esiliato e ucciso per ordine di Augusto uno dei successori al trono (Marco Agrippa). Passava il suo esilio dorato nella sontuosa villa sul mare. Qui furono confinati gli oppositori al regime fascista, tra cui l’indimenticabile presidente della Repubblica Sandro Pertini. Qui il carcere, fino al 1996, segnava il ritmo della piccola comunità residente. Il piccolo traghetto di linea dall’isola d’Elba, ogni giorno, specie in stagione, porta i visitatori alla scoperta dell’isola carcere, restano abbagliati dal mare cristallino, dalla spettacolare Cala Giovanna, ed alcuni temerari si avventurano con le guide del Parco nelle escursioni. Dal 2011 funziona anche il piccolo albergo gestito da una cooperativa sociale. Ed è alla sera, quando la barca lascia l’isola piatta, che il buio e il silenzio regalano emozioni esaltanti e contrastanti. In bici lungo le strade sterrate arrivi nelle vecchie diramazioni carcerarie, visiti le stalle, il caseificio ed i pollai, e quando è possibile ti affacci lungo la costa. Ma che mare è? Un misto del 
fascino della Sardegna, della trasparenza delle isole greche, o forse quello degli atolli del Pacifico. No questo è Pianosa, è mare che ti vuole bagnare con la sua acqua azzurra, è il silenzio che ti vuole cullare la notte sotto la volta celeste, è la natura che respiri ad ogni passo, è la storia dell’uomo che racconta di antiche gioie e dolori. Oggi il Parco, nel groviglio delle competenze e della burocrazia cerca di trovare un filo conduttore che consenta di presidiare e far rivivere l’isola: turismo poco impattante, agricoltura biologica, fruizione controllata, la strada è lunga e tortuosa, forse Pianosa riuscirà a superare anche questa fase di incertezza. La calda mattina di luglio ci regala un mare placido e immobile, pagaiare con il kayak verso punta del Marchese rappresenta un’esperienza esaltante che rimarrà impressa nella mente e nel cuore. Lasciamo Pianosa, a malincuore. Il Giglio ci aspetta. 
Marino Garfagnoli – Geographer  ©
 
 

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